martedì 4 giugno 2013

La dibattuta questione dell'invenzione della televisione

L'idea di trasmettere a distanza immagini trasformate in segnale elettrico fu nel 1842 di un inventore scozzese, Alexander Bain. Ma bisogna dire che alla realizzazione della televisione si è arrivati attraverso una serie di piccoli passi, tutti egualmente significativi. La prima data da citare è il 1876: in quell'anno, il fisico tedesco Eugen Goldstein scoprì che in un tubo a vuoto (cioè un tubo di vetro svuotato dall'aria, nel quale le due estremità erano a un diverso potenziale elettrico) scorreva un flusso di radiazioni che andava dal polo negativo ("catodo") a quello positivo ("anodo"). Quelle radiazioni , che nel punto di arrivo generavano un fenomeno di fluorescenza, furono chiamate da Goldstein "raggi catodici". Poi, nel 1888, il tedesco Heinrich Hertz scoprì le radioonde. Nel 1894 l'italiano Guglielmo Marconi scoprì che un lungo filo verticale collegato a un ricevitore di radioonde rendeva i segnali molto più forti e chiari: era stata inventata l'antenna. Nel 1906 il fisico americano Reginald Fessenden realizzò la prima trasmissione radio a modulazione di ampiezza, e nel 1919 Edwin Armstrong costruì un più efficente ricevitore che negli anni Venti permise di dare il via alle trasmissioni radio pubbliche. Nel frattempo, era stato scoperto che un fascio di raggi catodici modulato da un campo magnetico poteva "dipingere" un'immagine su uno schermo. Nel 1923 l'inglese John Baird realizzò il primo impianto televisivo: sei anni dopo la BBC iniziò le trasmissioni. La prima telecamera vera e propria venne inventata nel 1934, mentre la prima trasmissione a colori venne realizzata nel 1953, negli Stati Uniti. 

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